La goccia cinese
- tanacetoblu
- 2 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Credo sia giunto il momento di rivelarvi un altro pezzettino di me, o meglio di quello che mi ha fatto arrivare qui e che ha dato il nome a questo blog.
Conoscete la tortura della goccia cinese?
Se avete letto Frankenstein di Mary Shelly, romanzo che affonda le sue radici nell' inconsce paure umane, sicuramente si. Consiste nel far cadere sulla fronte della vittima, una goccia d'acqua ripetutamente, in modo da causarne un profondo disagio psicofisico e, secondo leggende popolari, anche la perforazione del cranio.
Cadendo, la goccia scava la pietra, non per la sua forza ma per la sua costanza. (Lucrezio)
Solitamente si ricorda questa citazione quando si ha un'ostacolo davanti al proprio obbiettivo e non si vuole cedere, invece oggi vorrei ricondurla a qualcosa che in molti spesso provano nel corso della loro vita: la sofferenza.
Di frequente ci accadono avvenimenti più o meno dolorosi emotivamente. Un litigio, la perdita o l'allontanamento di una persona a cui si è voluto bene, la mancanza di una stabilità finanziaria o semplicemente gli imprevisti quotidiani possono portarci, in base al carattere e al tipo di persona che siamo, ad accumulare stress.
A volte bastano tante piccole situazioni impreviste, come tante minuscole gocce, per ritrovarci, senza che ce ne rendiamo conto, a mettere un punto a tutto quello che ci gravita attorno.
Ho detto che la nostra reazione dipende dalla persona che siamo in quel preciso istante, perché è proprio grazie al nostro grado di crescita emotiva, a quanti dei nostri bisogni e valori sono soddisfatti ed in che modo lo facciamo che, il momento in cui mettiamo il punto, può rivelarsi questione di qualche ora, giorno, settimana oppure di mesi o addirittura anni.
Mettiamo un punto a tutto si, a volte anche alle proprie emozioni, tranne che ad una cosa, i nostri pensieri.
Diamo vita, senza accorgercene, ad un circolo vizioso, che ci porta a far diventare il dolore, sofferenza.
Le parole nascono prima nella nostra mente e poi, attraverso la nostra intelligenza, riusciamo a dargli forma; comprendere che queste avevano un profondo e differente significato, ha dato inizio al mio viaggio.
Il dolore, è la reazione ad uno stimolo fisico od emotivo, nel momento presente. E' normale e anche salutare provarlo.
La sofferenza invece, è ciò che nasce quando il dolore viene vissuto in modo prolungato, senza distinzione temporale. Si può provare sofferenza per qualcosa che si pensa potrà accadere ( preoccupazione, ansia...) o per qualcosa che è accaduto in passato ( sensi di colpa, angoscia, solitudine, depressione..).
Per riassumere, la sofferenza non è una semplice sensazione, come il dolore. Né è un’emozione, come la tristezza o la paura. È uno stato che comprende tutta la nostra mente, che è fatta non solo di emozioni negative ma anche di pensieri, credenze e qualità della nostra stessa coscienza.
La sofferenza, come il suo opposto, la felicità, è uno stato dell’essere e come tale possiamo e siamo in grado di scegliere attivamente se provarla o no.
La sofferenza deriva dal desiderio, dall'attaccamento e dall'ignoranza, ma può essere sconfitta. (Buddha)
Serve annegarci nel dolore, poi bisogna comprenderlo. Trovarne la causa primaria, analizzarsi profondamente e capire cosa ci sta insegnando. No, non è facile ma nemmeno impossibile anzi, una volta che si inizia a dare una forma ai pensieri che ne scaturiscono, diventa sempre più facile mettere in luce quella parte di noi che ci fa provare sofferenza, dandoci il tempo di metabolizzarla e migliorarla.
Talvolta accade che scavando dentro di noi si incontrino dei blocchi, dolore non espresso e rimasto sepolto per troppo tempo, del quale magari ci eravamo dimenticati. Si, noi, la nostra mente razionale, perché il nostro inconscio non dimentica, mai!
In queste circostanze un aiuto è spesso fondamentale. Nel mio caso sono stati fondamentali degli amici meravigliosi e due cose in particolare: il Reiki e il Tanaceto Blu.

Cresce sulle coste settentrionali del Marocco e la sua linfa, dona un colore blu/indaco all'olio essenziale che ne viene estratto tramite corrente di vapore. Il suo olio si compone di:
Camazulene: presente in natura anche in altre specie quali, camomilla, assenzio, ecc..ha un effetto altamente lenitivo sia a livello corporeo che sul sistema nervoso. Viene usato nel 5-10% dei farmaci attualmente in uso clinico.
Canfora: i numerosi studi clinici su questa sostanza hanno evidenziato numerose indicazioni terapeutiche, anche se oggi viene utilizzata soprattutto per preparati esterni, poiché il suo grado di tossicità, se ingerita, è molto alto.
Cardiotonica, antinfiammatoria, decongestionante, riduce l'appetito, incrementa la minzione, ecc
Sabinene: sostanza con proprietà altamente purificanti, tant'è che è tossica per uso interno poiché provoca numerosi spasmi e non solo. Viene usata nei preparati per dermatiti, trattamento dei condilomi, infiammazioni sinoviali, ecc. In campo veterinario viene utilizzata insieme ad altre sostanze per aiutare il secondamento dei grandi animali.
L'aroma è dolce ed erbaceo,canforaceo, di elevata intensità, infatti se ne consiglia l'utilizzo diluito in un olio neutro, anche per evitare che la pelle rimanga macchiata dal suo colore.
E' uno degli oli che, insieme a osmanto, camomilla tedesca, canfora, menta piperita, gaultheria procumbens ed elicriso, va a comporre quella che io definisco la regina di tutte le miscele, ossia la Miscela lenitiva.
Così, goccia dopo goccia, scavando dentro di me e superando i miei muri, il dolore si è trasformato in qualcosa di positivo, non solo per me ma anche per chi mi sta accanto e per chi mi segue.
A volte è normale che questi stati emotivi ritornino nelle nostre vite, in tal caso sapete, sappiamo, che gli strumenti per uscirne esistono, e se aver bisogno di una mano comporta il tornare a far splendere il nostro sole, ben venga il chiedere aiuto.
A presto,
Cinzia
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